Lunedì 24 giungo ci siamo incontrate in sede per celebrare la Festa della Luce, un momento magico dell'anno che Olimpia ci racconta così:
Festa
della Luce
La
notte di mezza estate è quella del solstizio ed è una festa che
risale ad antiche credenze pagane tipiche dei Paesi Nordici.
Abbraccia
un tempo che va dal 21 al 25 giugno, coincidendo in chiusura con la
Notte di San Giovanni, la più breve di tutto l’anno.
Nei
Paesi Scandinavi, Midsommar, è come la Festa di Santa Lucia una
esaltazione della luce contrapposta alle tenebre dell’inverno.
Alla
notte di San Giovanni la tradizione attribuisce poteri magici, per
questo nel tempo si sono consolidati antichi rituali: raccogliere
fiori al tramonto (petali di rose, erbe aromatiche, fiorellini di
campo) e metterli in una ciotola d’acqua a macerare di notte e poi
bagnarsi il volto al mattino; raccogliere la rugiada che cade durante
la notte e utilizzarla per pozioni medicamentose; cogliere fiori di
sette specie diverse in sette differenti campi, legarli in un unico
mazzetto e metterli sotto il cuscino farà comparire in sogno
l’amato; i fiori gialli dei campi si offrono al sole per rafforzare
il suo potere; i fiori di iperico si trattano per preparare un
unguento speciale; i malli acerbi di 40 noci si terranno al buio per
40 giorni per preparare il nocino.
Nella
nostra notte magica, la più breve notte dell’anno, immaginiamo il
sole e la luna uniti in un abbraccio, la luna, simbolo del rapporto
fra terra e cielo, il femminile e il sole, portatore di forza e di
luce, il fuoco, il maschile, insieme con l’acqua, anche sottoforma di rugiada, necessaria per compiere ogni pozione magica, i fiori, a cui si danno
proprietà benefiche.
Riprendendo
i rituali tradizionali abbiamo raccontato le virtù delle erbe, il
loro colore, le possibili composizioni benefiche che si possono
realizzare. Abbiamo intinto nell’acqua di petali i nostri sogni.
Abbiamo esplorato come la perdita e il desiderio siano presenti nella
nostra mente e come la consapevolezza delle zone d’ombra sia
necessaria per poter disegnare la bellezza del rinnovarsi della
speranza. In cerchio, rimando all’antica danza che racchiude e
custodisce la potenza dei sogni, abbiamo offerto i nostri desideri al
piccolo falò.
Luce/tenebre,
speranza/desiderio, perdita (la buona perdita, che sia cenere feconda
per rendere la nostra terra, il nostro spazio interno, generativa) e
rinascita… sono movimenti che si ripetono, come i cicli della
Natura, dentro un ritmo che permette ai sentimenti e agli stati
emotivi di stare in connessione, senza contrapporsi. Solo così è
possibile permettere alla speranza di trovare uno spazio di luce, in
cui si può desiderare.
Ad
accompagnare il nostro pensare, la lettura ad alta voce delle poesie
tratte dal libro di Sabrina Giarratana “Poesie di Luce”,
illustrato da Sonia Maria Luce Possentini (MottaJunior edizioni).
“Non c’è metafora più potente della luce per raccontare la
vita, se è vero che persino nascere
si dice venire alla luce”.
La luce della perdita, la luce dei morti che orienta nel buio, la
luce dell’acqua che lava pensieri e parole, il vento della luce che
porta via i pensieri morti lasciando lo spazio per quelli più forti,
giocando a raggiungere la luce del sole, in alto e più in alto per
esplorare, cercando fra le stanze del desiderio, il sogno più antico
e quello più vero, il frutto più luminoso, nel peso lieve e leggero
di una goccia di rugiada “bellezza infinita” dalla durata della
“luce di un lampo”.
Nel
cerchio della nuova armonia ritrovata abbiamo assaporato i sapori
buoni della terra, la torta di fragole “frutto che illumina il
mondo… che ha dentro più sole”.
Commenti
Posta un commento